SANTELLA DELLE GAMBE NIGOLINE
STORIA DEL LUOGO
Era una bella mattina d’estate. Il cielo era azzurro e nemmeno una nuvola oscurava l’orizzonte. Il sole splendeva alto e riscaldava i prati verdi ed i campi arati.
In un prato ai piedi del Monte Alto appena fuori dall’abitato alcuni contadini stavano lavorando: cantando, tutti insieme, falciavano e rastrellavano l’erba, mentre i bambini si rincorrevano felici e facevano capriole .
Ad un tratto una donna alzò gli occhi verso le pendici del monte e rimase impietrita : un masso enorme, forse reso instabile dalle forti piogge dei giorni precedenti, stava rotolando verso valle e minacciava di travolgerli.
La donna si mise a gridare dando l’allarme e tutti fuggirono correndo. Tutti meno uno! Il poveruomo era zoppo e non sarebbe mai riuscito a correre abbastanza in fretta.
Terrorizzato al pensiero della terribile morte che lo aspettava si gettò in ginocchio alzando le stampelle verso il masso e invocando la Vergine.
Come per miracolo, sotto gli sguardi atterriti dei presenti, il masso si fermò a pochi passi dal malcapitato che, per ringraziare la Madonna di averlo salvato, eresse, con l’aiuto degli amici, una Santella votiva dedicata alla "Madonna delle gambe".
Da allora questo luogo è diventato meta di devozione e di richiesta di grazia alla Madonna per tutti coloro che hanno problemi alle gambe.
Le mamme del circondario portano i figli a questa Santella e pregano chiedendo che i figli imparino a camminare senza problemi di deambulazione. Fino a poco tempo fa chi guariva da malattie agli arti inferiori, lasciava le grucce e stampelle alla Santella in dono alla Madonna.
PROSEGUENDO LUNGO LA STRADA SI ARRIVA IN
PIANESSE
LEGGENDE
Pianesse
Si narra che un tempo, sulle pendici del Monte Alto, corresse una antica strada "ufficialmente non riconosciuta" per il collegamento tra le valli alpine a Nord e la Pianura a Sud.
Percorrere questa antica via, al tempo stesso comoda e nascosta, richiedeva una buona dose di coraggio. Il suo tracciato correva infatti tra boschi e foreste, regno di animali feroci e di non meno pericolosi briganti.
Solo chi fuggiva da qualcuno o chi voleva viaggiare senza essere visto la percorreva regolarmente. Era questo il caso, ad esempio, dei contrabbandieri di sale, che, fuorilegge, percorrevano centinaia di chilometri a piedi o a dorso di mulo, per vendere quella che all’epoca era una merce preziosa.
In questa radura chiamata Pianesse o Inpienisse, accogliente ma nascosta alla vista , si narra che i contrabbandieri si fermassero prima di affrontare la fatica del viaggio verso le montagne del Nord.
Poco alla volta il posto divenne luogo frequentato da gente poco raccomandabile, dallo spirito libero e ribelle. Frequentemente si tenevano grandi bagordi e festeggiamenti senza dover pagare tangenti o gabelle come avveniva all’interno dei fortificati. La popolazione locale spesso non mancava di partecipare agli allegri ritrovi: c’era chi scambiava il poco che aveva, chi portava specialità tenute nascoste per l’occasione, chi cantava e ballava, i giovani giocavano allegramente, e la cortese ospitalità del luogo faceva dimenticare oppressioni e arroganze dei vari potentati. Questi contribuivano, loro malgrado, vedendosi decurtare animali, pollame, vino, legna e altro ancora. Non mancava poi che alcune bellezze locali non si lasciassero sfuggire, per nessun motivo, i festeggiamenti, a tutto dispetto di vincoli e divieti di consorti e pretendenti.
Altri tempi. Tuttavia qualcuno sostiene che ancor’oggi lo spirito di quelle giornate inondate dal vino, dal cibo genuino e dall’euforia rifiorisca miracolosamente in questi luoghi ed in certe notti d’estate, qui si possano sentire le discussioni, i canti e le urla sfrenate dei briganti in festa.